sabato 18 maggio 2013

Riccardo III

Ora l'inverno del nostro scontento 
è reso estate gloriosa da questo sole di York,
e tutte le nuvole che incombevano minacciose 
sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo
dell'oceano. Ora le nostre fonti sono cinte di 
ghirlande di vittoria, le nostre armi malconcie appese
come trofei, le nostre aspre sortite mutati in lieti incontri,
le nostre marce tremende in misure deliziose di danza.
La guerra dal volto grifagno ha spianato la fronte corrugata,
e ora, invece di montare destrieri corazzati per atterrire le
anime di nemici impauriti, saltella agilmente nella camera 
di una signora al suono seducente di un liuto.
Ma io che non fui fatto per tali svaghi, 
ne fatto per corteggiare uno specchio amoroso;
io che sono di stampo rozzo e manco della maestà d'amore
con la quale pavoneggiarmi davanti a una frivola ninfa
ancheggiante, io sono privo di ogni bella proporzione, 
frodato nei lineamenti dalla natura ingannatrice,
deforme, incompiuto, spedito prima del tempo in questo mondo
che respira, finito a metà, e questa cosi' storpia e brutta 
che i cani mi abbaiano quando zoppico accanto a loro,
ebbene io, in questo fiacco e flautato tempo di pace,
non ho altro piacere con cui passare il tempo se non
quello di spiare la mai ombra nel sole e commentare 
la mia deformità.
Perciò non potendo fare l'amante
per occupare questi giorni belli ed eloquenti, sono 
deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi
piaceri dei nostri tempi. Ho teso trappole, ho scritto 
prologhi infidi con profezie da ubriachi, libelli e
sogni per spingere mio fratello Clarence e il re ad 
odiarsi l'uno contro l'altro mortalmente;
e se re Edoardo è giusto e onesto quanto io sono astuto 
falso e traditore, oggi Clarence dovrebbe essere imprigionato
grazie a una profezia che dice che G. sarà l'assassino degli
eredi di Edoardo. Tuffatevi pensieri intorno alla mia anima,ecco Clarence...

Il Figlio di una Cutrettola (di Paolo Rossi, Chiamatemi Kowalski)

         Questo pezzo è dedicato a un piccione viaggiatore parigino che viveva in Francia nel 1927.
         Voi mi direte: "Non ci sono piccioni viaggiatori: ci sono i colombi viaggiatori". Lo so. Questo era figlio di una cutrettola. Ora devo spiegarmi che differenza passa tra i colombi e le cutrettole. I colombi tubano sopra i cornicioni, le cutrettole ruttano dentro le grondaie. 
Le cutrettole sono animali molto più infidi: tu dai una lettera a un colombo viaggiatore, lui la porta. La dai a una cutrettola, lei la legge per strada, la commenta con gli amici.
Ci sono delle differenze anche fra i piccioni e i colombi. Tu fai una foto in piazza col piccione? Lui viene lì guarda il miglio, mangia. Invece il colombo viaggiatore guarda il miglio e dice: "Dove devo portarlo?"
         La storia di questo piccione è molto triste perché i suoi amici lo prendevano in giro perché era figlio di una cutrettola; gli facevano gli scherzi, gli legavano di notte le ali sopra le guglie. Lui si svegliava alla mattina e faceva: "Ciao, vado a fare colazioooooooooneeeeeeee!" È finiva sulla testa del solito turista giapponese... C'erano anche allora, nel1927, solo che non avevano ancora gli occhi a mandorla. Gli sono venuti a furia di prendere piccioni in testa.
          Non lo tenevano mai in considerazione. Neanche quando dovevano trasmigrare e loro si dividevano in fazioni per la direzione da prendere, lui interveniva per dire la sua e gli altri: "Zitto! Zitto che l'altra volta ci dovevi portare ai Caraibi e siamo finiti in Russia!" "Eh, ci siam visti la Rivoluzione! E poi i comunisti mica mangiano i bembini!" " i bambini no, ma i colombi si!"
Anche durante il viaggio della trasmigrazione gli facevano gli scherzi. Gli dicevano: "Guarda cos'hai sotto l'ala!" Lui si guardava, si avvitava e cadeva giù. Finché un giorno, al massimo degli scherzi gli fanno: "Guarda, attento che c'è un aereo!" E lui: "ma figurati se c'è un aereo in mezzo all'oceano!" C'era veramente. Era quello di Lindbergh: il primo lo "Spirit of St. Luis" era lì che stava dormendo, lo dice la storia che si era addormentato. A un certo punto sente un botto e si sveglia: "Ma questo è un piccione!" È il piccione: "Ma questa è una sfiga!" Vuoi perché non sapeva come chiamare gli aerei, vuoi perché la parola era appropriata. C'è da dire che è stata la prima volta nella storia dell'umanità che è stata pronunciata la parola "sfiga". Lui, il piccione, quindi, attaccato alla fusoliera ritornò a Parigi, si pese un casino di applausi, ma anche di freddo della Madonna e fu costretto a restarsene ormai lì tutto l'inverno. È dai suoi racconti, quello che lui disse fu: "Sì, ho passato tutto l'inverno a Parigi, ma sapete....."
            "..... A poco a poco il mio carattere s'indurì. La mantide mi insegnò ad uccidere, il pipistrello a seminare terrore, la gazza a rubare, la passera a scopare. Non le colombe che se ne stavano a prendere il sole ai Caraibi, ma qualsiasi altro uccello che mi capitasse sotto tiro, pappagalli e, cutrettole, cinciallegre ( che prima si chiamavano cince tristi ); ho imbastardito razze, un ornitologo si è suicidato di fronte a uno dei miei figli: un piccione che faceva "coccodè". 
             E quando venne l'estate ritornarono i colombi. Belli, abbronzati di olii e creme. C'è chi aveva fatto l'Actor's Studio, o diceva di averlo fatto, c'è chi era diventato post-moderno e cava solo sulle statue di Andy Warhol, c'è chi aveva scritto libri di successo per colombi come Paura di Camminare, c'è chi vedeva imparato a tirare la coca, ma non aveva il naso, gli era venuto un becco d'aquila.
             Quel l'estate caddero duecentocinquanta colombi dalla guglia più alta di Notre-Dame. Tutti pensarono che fosse suicidio. Solo qualche colombo ipotizzò che potessero essere stati buttati giù. ma era fantascienza. Come se un anarchico si presentasse in questura e buttasse giù da ogni finestra dieci poliziotti. Fantascienza al contrario..... Intanto la mia razza cresceva e si moltiplicava.
C'erano sempre più piccioni e meno colombi. Nessuno mi chiamava più cutrettola, nessuno in chiamava più piccione."
              "Il mio nome era Kowalski."